Il referendum e quel 2 giugno 1946 a Modena

La mattina del 2 giugno 1946 a Modena il cielo è grigiastro. Fin dalle 6, se non dalla sera precedente, la folla si è andata accalcando davanti alle sezioni. In città e nel resto d’Italia è il giorno del referendum istituzionale. A livello nazionale, è la prima volta che votano anche le donne. Monarchia o Repubblica?

Le cronache dell’epoca rendono vividamente quella giornata. “La verità”, settimanale della federazione modenese del PCI, scrive così:

Le operazioni elettorali hanno avuto inizio nel mattino di domenica, alle ore 7 circa. Un leggero ritardo, come si vede, sull’orario annunciato perché gli scrutatori hanno dovuto completare la preparazione delle schede e dei registri. La folla, che già ieri sera era andata accalcandosi vicino alle sezioni, ha sostato pazientemente. Strano a dirsi, ma raramente i discorsi che si intrecciavano tra gli elettori vertevano su argomenti di politica. Si parlava del tempo incolore, del cielo grigiastro, dell’atmosfera strana che pesava sulla città e sui paesi, ma non si facevano pronostici di nessun genere. Gli occhielli delle giacche non recavano distintivi. E’ chiaro che non si voleva in nessun modo dare adito a provocazioni, che indubbiamente avrebbero fatto piacere a qualcuno.

Ma anche se mancavano i segni esteriori, anche se le parole non volevano insistere su un argomento così importante, la volontà del popolo la si leggeva negli occhi. E così, quante vecchiette, nel timore di incorrere in uno sbaglio, si preoccupavano di chiedere quale fosse il contrassegno della Repubblica.

“Chi vince” lo sappiamo tutti. All’epoca però non era così scontata la vittoria della Repubblica. La campagna elettorale fu quindi piuttosto combattuta. Per alcuni (le forze che oggi definiremmo progressiste) il voto alla Repubblica si poneva in diretto collegamento con l’antifascismo e la Resistenza, altri difendevano la tradizione e temevano il “salto nel buio” che avrebbe compromesso posizioni di privilegio.

A Modena si era già votato, nel marzo, per le elezioni amministrative. Non si trattava quindi del primo voto dopo il ritorno della democrazia, né del primo voto per le donne. Si sentiva però tutta la responsabilità di quella scelta. Insieme alla repubblica, si sognava un futuro più giusto, una giustizia sociale che era sempre mancata. Non si trattava d’altra parte di votare solo per il referendum, che poneva la scelta tra monarchia e repubblica, ma anche di votare per l’Assemblea costituente, cioè per scegliere i deputati – uomini e donne – cui sarebbe spettato il compito di redigere la nuova carta costituzionale.

L’affluenza al voto fu altissima. Su circa 28 milioni aventi diritto, votarono quasi 25 milioni di italiani e italiane, pari all’89,08%. Tra i voti validi il 54,27% furono a favore della Repubblica, il 45,73% a favore della Monarchia. La percentuale dell’affluenza oggi ci lascia stupiti. L’entusiasmo era all’epoca davvero molto: ci si credeva e si esercitava con orgoglio quel voto ritrovato o finalmente conquistato.

Nella provincia modenese oltre il 75% dei consensi andò alla Repubblica. A Modena, d’altra parte, in linea con un diffuso sentimento popolare, sia le sinistre che i democristiani si schierarono apertamente contro la Monarchia.

Come scriveva la “Verità” il 18 maggio:

Infatti è stata forse capace la monarchia di impedire che il popolo italiano, nel 1922, cadesse sotto la tirannide del fascismo?

Ha saputo la monarchia in questi lunghi 23 anni salvaguardare la democrazia e quelle parvenze di libertà contenute negli articoli dello statuto Albertino?

E’ stata forse la monarchia capace di esercitare un controllo nei confronti del governo fascista tale da arrestare la criminosa politica di Mussolini e dei suoi sgherri, politica di cui tutti noi, oggi, conosciamo le conseguenze.

Domande retoriche alle quali la città, a cui nel 1947 sarà conferita la medaglia d’oro per il ruolo avuto nella Resistenza, sapeva bene come rispondere.

In generale, quel 2 giugno 1946, le donne ebbero un ruolo ed un peso determinanti: votarono infatti 12.998.131 donne, contro 11.949.056 di uomini. A quanto pare, come scritto dalla partigiana e politica Tina Anselmi ricordando quella giornata, non era vero che “essere maschio fosse un lasciapassare per la consapevolezza democratica!”. D’altra parte l’impegno delle donne, organizzate in associazioni femminili e/o militanti politiche, fu davvero grande: si adoperarono per la campagna elettorale casa dopo casa, cercando di trasmettere il valore del voto e anche, concretamente, indicazioni pratiche per non sbagliare.

Ho raccontato tante volte l’importante svolta rappresentata dal 2 giugno 1946: a scuola come in eventi pubblici. Me ne sono occupata per la prima volta nel 2016, in occasione del settantesimo, e da allora non ho più smesso. Anche quest’anno racconterò quel periodo storico al grande pubblico:

  • il 2 giugno a Savignano sul Panaro con un trekking storico di cui ti parlo meglio qui
  • sabato 31 maggio con una narrazione-spettacolo alla quale lavoro dietro le quinte, scrivendo la sceneggiatura, e della quale ti lascio la locandina qui sotto.

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