Ho “conosciuto” Eva diversi anni fa. All’inizio il suo nome era uno tra tanti, ma poi la sua figura ha stuzzicato sempre di più la mia curiosità. Diversamente dalle sue compagne, non si era per nulla raccontata, ma molte avevano invece parlato di lei, lasciando tracce sparse qua e là. Se n’è andata anziana, ma io non ho fatto in tempo a incontrarla per davvero. Tuttavia, con un po’ di impegno e un pizzico di fortuna, sono arrivata nel tempo a ricostruirne la vita.
“Eva” era una donna modenese, nata e cresciuta sotto la dittatura fascista. Durante l’infanzia e l’adolescenza la sua vita è stata segnata dal conflitto tra gli ideali e le aspirazioni della sua famiglia, decisamente antifascista, e la mancanza di libertà e le ingiustizie imposte dal regime. Non era diverso per molti giovani del suo tempo, ma essere donna in tempi di trionfo della cultura patriarcale le ha reso la vita ancora più difficile. Le sue scelte di vita, fin dai tempi della scuola, ne rivelano l’animo ribelle.
La vera svolta per lei, come per molte altre, arrivò nel settembre 1943, quando i rivolgimenti delle vicende belliche diedero alle donne da un lato l’occasione di fare un passo avanti nella storia e dall’altro sempre più la consapevolezza di non essere sole nel loro desiderio di libertà e giustizia. Eva fece la scelta della Resistenza e, come spesso accadeva, si barcamenò su più ruoli, tra il sostegno alla Resistenza armata come staffetta e l’impegno nella Resistenza civile. I sui sforzi, come quelli delle sue compagne, ci portano all’8 marzo 1945, 80 anni fa, quando a Modena e in Italia “rinasce” la Giornata internazionale della donna. Nessuno la chiamava allora “festa della donna”, ma nella parte d’Italia già libera c’era in effetti qualcosa da festeggiare: si celebrò il diritto di voto appena conquistato dalle donne italiane. A Modena, invece, se ne fece un giorno di lotta. Con la Liberazione, le lotte delle donne non possono certo dirsi terminate, ma “Eva” seppe anche godersi la libertà ritrovata: arrivò a laurearsi e a gestire un’attività con numerosi dipendenti.
Ho raccontato tante volte di “Eva”: lei “viene” con me a scuola, così come “sale” sul palco. Ormai è un’amica e mi piace parlare di lei. Mi piace pensare a un filo che ci unisce: me, lei e tutte le altre. Magari nate e cresciute in epoche diverse, ma tutte accomunate dai legacci di quel patriarcato che ancora vive tra noi. D’altra parte a questo serve parlare del passato: per capire il nostro presente.
L’ultima volta (per ora) che ho raccontato di Eva è stato il 9 marzo 2025, al parco Amendola di Modena, in occasione della Giornata internazionale della donna organizzata da Loving Amendola. Quel pomeriggio, sul palco, le mie narrazioni si sono alternate alle note della musicista e cantante Lucia Dall’Olio.
Ecco qualche foto di quella giornata.




