Lavorando, mi sono spesso mossa tra storia e comunicazione. Attingere a questi due ambiti in una una sola iniziativa mi fa felice e penso ce ne sia tanto bisogno, soprattutto se si tratta di parlare delle “fake news” del passato.
Ci sono false notizie nate in passato che ancora oggi circolano e hanno credito, mentre per altre la distanza temporale ha aiutato a fare chiarezza. Il fatto è che ciò che è passato ci coinvolge meno emotivamente. Così, senza il turbamento delle emozioni, è più facile provare ad applicare le proprie capacità logiche e razionali alle false notizie, per smontarle e capire come vengono costruite.
Conoscere il proprio “nemico” mi è sempre sembrato un buon punto di partenza. I meccanismi con cui si costruivano e si diffondevano le false notizie in passato non sono così diversi da quelli di oggi. Anche se qualcosina è cambiato, sono davvero convinta che applicarsi allo studio del passato possa aiutare a capire meglio il presente.
Si crede facilmente a ciò cui si ha bisogno di credere.
Una leggenda che ha ispirato azioni clamorose, e soprattutto azioni crudeli, è sul punto di diventare indistruttibile.(Marc Bloch)
Nel corso dei miei interventi porto un approccio storico per mostrare alcuni meccanismi che è importante conoscere e provo ad offrire qualche rimedio per contrastare la disinformazione, ovvero per… prendere la bufala per le corna! False notizie e fake news non sono esattamente sovrapponibili – e ne parlo – tuttavia una maggiore consapevolezza continua a sembrarmi la soluzione.
“Dalle false notizie alle Fake News” è un mio format che ho portato a spasso nel 2019, con incontri in provincia di Modena, organizzati da Comuni e associazioni (e Castelnuovo Rangone, Soliera…). Niente di noioso e troppo teorico: mi servo anzi di diversi esempi, utili a comprendere i meccanismi con cui nascono e funzionano le false notizie di ieri e di oggi, per poi proporre delle vere e proprie istruzioni per l’uso.
Se c’è davvero un modo per provare a “prendere le bufale per le corna”, credo che il metodo storico e la critica delle fonti possano darci una grossa mano, non solo per riconoscere quelle che qualcuno chiama fake news storiche, ma anche per muoverci nel mondo digitale.
Questo mio format nasce in ambito didattico, quando ho cominciato a proporre laboratori sul mestiere dello storico che ruotano proprio attorno al tema della propaganda e ai suoi meccanismi. Fin dalla prima volta che ho sperimentato questo tipo di attività a scuola, ho riscontrato subito grande interesse da parte dei docenti e degli studenti stessi.
Il punto di partenza era stato un’attività proposta in occasione del Festival Filosofia del 2018, che aveva come tema la “verità”. La prima combattutissima campagna elettorale del dopoguerra, con i materiali divulgati a Modena, aveva offerto molto materiale e molti spunti di riflessione. Quel primo esperimento ha dato nel tempo molti frutti e oggi gli interventi didattici e per adulti su questo tema sono una realtà consolidata.